Con dannosa fatica e le sole mani. La rappresentazione del labor tra figurazione, scrittura e sostegni antropomorfi: osservazioni su qualche caso medievale (secoli XII-XIV)
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Parole chiave

Telamone
Giovanni Pisano
Wiligelmo
Modena
Dante

Come citare

Matteoni, I. (2023). Con dannosa fatica e le sole mani. La rappresentazione del labor tra figurazione, scrittura e sostegni antropomorfi: osservazioni su qualche caso medievale (secoli XII-XIV). Finxit. Dialoghi Tra Arte E Scrittura Dal Medioevo all’Età Moderna, 2, 3–28. Recuperato da https://finxit.it/index.php/finxit/article/view/11

Abstract

Considerando i telamoni scolpiti d’ambito wiligelmico affiancati e connotati da iscrizioni, solitamente di breve estensione, i cui versi sembrano essere direttamente pronunciati dal personaggio e rivolti allo stesso osservatore, il tema iconografico del sostegno antropomorfo offre un interessante spazio di riflessione utile all’indagine del connubio tra scultura, scrittura e fruitore. Ragionando sulle possibili implicazioni metatestuali e su come la relazione possa chiarificare l’iconografia del telamone, il presente contributo percorre alcuni degli episodi di tale itinerario guardando non solo alle iscrizioni che corrono attorno al pulpito commissionato a Giovanni Pisano per la cattedrale di Pisa, ma anche alle immagini dantesche che, tra Purgatorio X e XI, tentano di spiegare al lettore l’atroce pena dei Superbi, costretti a portare su di sé pesanti massi, com’è il caso del miniatore Oderisi.

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