Abstract
L’articolo si propone di indagare gli elementi di novità nella storia dell’arte incisoria narrata da Florent Le Comte all’interno del suo Cabinet des singularitez (Parigi 1699-1700; Bruxelles 1702). Ponendosi alla fine di un secolo che aveva visto proliferare il ricorso alla letteratura artistica in lingua italiana, l’autore si affida alle varie traduzioni della vasariana Vita di Marcantonio Bolognese confluite all’interno delle opere di André Félibien, Pierre Monier e Pierre Daret: si esamineranno dunque i criteri secondo i quali ciascun autore, mosso da specifiche esigenze teoriche, ha tradotto e integrato il testo vasariano; quindi si evidenzieranno e contestualizzeranno gli apporti originali di Le Comte rispetto agli antecedenti francesi.
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Copyright (c) 2023 Lisa Battagliotti