Abstract
Questo contributo passa in rassegna gli studi sulle pseudo-iscrizioni arabe tra la metà del XIX e la metà del XX secolo. Il metodo formalista, basato sull’utilizzo di disegni in bianco e nero per illustrare le caratteristiche degli ornamenti, ha spesso portato a trascurare il significato, gli effetti visivi, e le proprietà tecniche dei motivi. Attraverso esempi specifici, l’articolo tenta di spiegare l'uso dei termini «cufico» e «pseudo-cufico» per designare un’ampia varietà di segni grafici. L’attenzione particolare rivolta all’arte romanica nei primi studi potrebbe essere in parte responsabile dell’applicazione della parola «cufico» a esempi posteriori ispirati alle scritture corsive. L’ampio utilizzo del termine «pseudo-cufico» e il paradigma dell’«influenza orientale» rispondevano così alla difficoltà di denominare e spiegare la presenza di lettere arabe nell’arte cristiana, sottovalutando però la storicità dell’ornamento e degli stili grafici.
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Copyright (c) 2023 Sarah Flitti